La dimissione difficile e il ritorno a casa
Il ritorno a casa dopo malattia o infortunio e un periodo di permanenza in ospedale non sempre è facile. Alcune gravi malattie o infortuni modificano in modo temporaneo o permanente la qualità di vita delle persone e il loro grado di autonomia.
Al termine del percorso terapeutico in ospedale o in struttura riabilitativa e al momento della dimissione, la persona può presentare compromissione dell’autosufficienza o avere bisogni sanitari e assistenziali che devono essere soddisfatti.
I pazienti fragili hanno un rischio di riamissione in ospedale entro i 30 giorni dalla dimissione molto alto. In italia tra il 9% e 15% di pazienti ricoverati rientra in ospedale. La re-opedalizzazione impatta negativamente sulla qualità di vita del paziente e di tutta la famiglia e aumenta la mortalità.
Educazione terapeutica
Con la dimissione del paziente spesso inizia per l’assistito un nuovo iter che richiede presa in carico e continuità assistenziale. Di fronte ad una “dimissione difficile” cioè che riguarda un paziente con bisogni complessi e/o con ridotta autosufficienza, i medici e gli infermieri danno indicazioni su come gestire alcuni problemi .
Si parla in questi casi di educazione terapeutica, l’intervento effettuato solitamente dall’infermiere per addestrare l’assistito o il suo caregiver all’uso di presidi come una PEG ( Gastrostomia Endoscopica Percutanea ) o una cannula tracheostomica o di apparecchiature come un ventilatore da CPAP.
Gli interventi di educazione terapeutica comprendono anche la gestione di alcuni sintomi o complicanze. Un buon progetto di dimissione riduce complicazioni e la possibilità di rientro in ospedale.
Richiesta di presidi e attivazione dell’assistenza domiciliare
Qualora l’assistito venga dimesso al proprio domicilio e necessita di presidi particolari, questi solitamente vengono prescritti in ospedale o da uno specialista e quindi rititati presso le sedi territoriali. L’ospedale può anche attivare l’assistenza infermieristica domiciliare, con lo scopo di monitorare, aiutare o assistere il paziente al domicilio.
Il progetto “ritorno a casa”
Il progetto ritorno a casa ha lo scopo di supportare l’ assistito, la famiglia e il caregiver, nel processo di adattamento della casa e nell’attivazione dei servizi necessari per garantire e migliorare il grado di autonomia e qualità della vita.
Il servizio prevede la valutazione da parte di personale esperto della casa e dei presidi o ausili necessari e della tipologia di assistenza e l’attuazione di interventi di assistenza protesica, infermieristica e medica e amministrativa necessaria.
Il servizio prevede di aiutare le famiglie delle persone non autosufficienti attraverso l’organizzazione di una rete di servizi e di sostegno al familiare di riferimento. Inoltre fornisce informazioni su come ottenere protesi e ausili dal SSN o attraverso servizi in convenzione.